Sinistra Autonomia FederalismoRipartiamo dalle idee e dai territori
Nota di presentazione dell'assemblea-dibattito “AUTONOMIE DIFFERENZIATE O SECESSIONE DEL NORD?” Cagliari 14 ottobre 2019
Cagliari, lunedì 14 ottobre 2019, ore 17.30, Fondazione di Sardegna , Via Torino
Sebbene se ne discuta poco, l’Autonomia differenziata richiesta da alcune Regioni del Nord (per ora Lombardia, Veneto e Emilia Romagna ma altre hanno deliberato l’avvio del procedimento) coinvolge questioni essenziali quali la parità di accesso ai diritti di cittadinanza, lo sviluppo equilibrato dell’intero Paese e la sua coesione sociale, la qualità della democrazia.
Il tema non sarà espulso dall’agenda politica per effetto della crisi del governo Lega - 5 Stelle e della formazione di una nuova maggioranza politica in Parlamento. L’Autonomia differenziata resterà una questione attuale, infatti è un obiettivo della nuova maggioranza . Anzi è da ritenere che nelle Regioni guidate dalla Lega, Lombardia e Veneto, l’agitazione polemica sia destinata a intensificarsi. Si tenga presente che in queste Regioni sono stati tenuti referendum sul tema con la partecipazione di milioni di persone. Ma anche in Emilia Romagna, prossima alle elezioni regionali, è verosimile che si inneschi una contrapposizione fra l’attuale maggioranza politica regionale che ha chiesto più autonomia rimanendo in linea con la Costituzione e con l’interesse generale del Paese, e chi speculerà al rialzo.
Reazioni negative alla richiesta di Lombardia e Veneto sono venute dalle forze del centrosinistra (in modo non uniforme) , dai sindacati, dalla SVIMEZ, da importanti centri culturali e da studiosi. Curiosamente il tema è totalmente trascurato in Sardegna nonostante anche qui produca effetti negativi e potenzialmente possa rappresentare un cuneo sull’alleanza sardo-leghista.
Ė utile e doveroso discuterne perché in realtà si contrappongono due differenti visioni dell’autonomismo e del federalismo, una basato sulla cooperazione, la solidarietà e la responsabilizzazione e una basato sulla competizione e sulla concorrenza fra soggetti storicamente diseguali.
Per cominciare proponiamo un insieme di questioni da esaminare in modo aperto.
- l’Autonomia differenziata è contemplata dalla Costituzione (art.116, comma 3 ) che con la riforma del 2001 ha assunto caratteri propri, almeno in parte, del federalismo. Un federalismo peculiare, differente da Germania e Spagna, perché basato su tutti gli enti di governo del territorio, non solo le Regioni ma anche gli enti locali non gerarchicamente subordinati né allo Stato né alle Regioni. In linea di principio chi ha una visione federalista e autonomista dell’assetto della Repubblica non può non essere d’accordo con l’art. 116 della Costituzione. Ma il federalismo e l’autonomismo non sono separatezza ma unità più profonda e feconda. L’unità richiede che molte funzioni siano codecise dai diversi soggetti che costituiscono la Repubblica, che talune politiche siano stabilite in maniera unitaria per l’intero Paese (per esempio gli obiettivi e le linee generali del sistema dell’Istruzione) e che talune funzioni siano gestite dal centro e fra queste, le risorse finanziare per la perequazione da destinare ai territori con minore capacità fiscale per avere in concreto parità di accesso ai servizi pubblici
- La Costituzione dopo la riforma in senso autonomistico, con il nuovo articolo 119 ha fissato i principi costituzionali del federalismo fiscale. La legge di attuazione (legge n.42/2009) in coerenza con l’articolo 119, ha stabilito che l’autonomia finanziaria di entrata e spesa per tutti gli enti territoriali e il superamento del criterio della spesa storica, siano da conseguire avendo riguardo al rispetto dei principi di solidarietà e di coesione sociale, all’obiettivo del superamento del dualismo territoriale fra Nord e Sud, e alla inderogabile necessità di responsabilizzare i soggetti di governo nella gestione delle pubbliche risorse. Il federalismo fiscale in Italia, per ragioni che converrà analizzare, non è stato attuato. Si può procedere in ordine sparso Regione per Regione e senza aver fissato i Livelli Essenziali delle Prestazioni con i relativi fabbisogni finanziari per tutti i territori della Repubblica? Sembra, un simile approccio, irragionevole e portatore di gravi conseguenze negative.
- Alcune questioni specifiche sono da analizzare con maggiore dettaglio, fra queste la scuola (è preferibile avere un forte sistema scolastico della Repubblica con il concorso delle Regioni o ė una funzione da regionalizzare?), i beni culturali e paesaggistici, la salute.
- L’analisi di lungo periodo della distribuzione territoriale della spesa pubblica mostra che le risorse sono spese in modo più che proporzionale rispetto alla popolazione, nelle regioni del centronord. Se l’autonomia differenziata venisse realizzata secondo il modello chiesto da Lombardia e Veneto, si avrebbe l’amplificazione delle differenze. Come reagire?
- Anche la Sardegna è direttamente interessata, sul piano ordinamentale innanzitutto. L’autonomia differenziata così come sta configurandosi, sopravanza quelle speciale attraverso la legislazione ordinaria e provvedimenti amministrativi. È corretto ? Quanto alle risorse occorre dire che nonostante il regime finanziario di forte compartecipazione della Regione al gettito dei tributi erariali, le risorse a disposizione della Sardegna sono insufficienti per assicurare la fruizione dei diritti di cittadinanza. Non è stata data risposta ai divari infrastrutturali e ai differenziali di costo legati all’insularità nonostante le disposizioni della legge sul federalismo fiscale. A seconda del come sarà attuata l’Autonomia differenziata i problemi si amplificheranno.
Ė necessario aprire una pubblica discussione. La rete sinistra-autonomia-federalismo vuole dare un contributo promuovendo una prima pubblica assemblea il 14 ottobre 2019